La suocera buonanima – articolo di critica teatrale del 1908

Il presente articolo è stato pubblicato il 23 novembre 1908 sul Journal des débats politiques et littéraires. L’autore è Henri de Régnier. La traduzione è mia.

La suocera buonanimaÈ sufficiente ascoltare i dialoghi delle poche scene che compongono La suocera buonanima per accorgersi che Georges Feydeau possiede un talento comico eguagliabile da pochi. L’atto unico appena rappresentato alla Comédie Royale racchiude in sé un qualcosa di irresistibile che ne determina la comicità, la gioiosa verve e la magistrale stravaganza. Dico magistrale poiché è davvero realizzato con tocco d’artista. Nessun autore riuscirebbe a manifestare la stessa disinvoltura, nella composizione dei dialoghi, e la stessa giocosità dimostrata da Feydeau in questa deliziosa operina. Senza contare che, in questo caso, l’autore non si è avvalso di quelle inestricabili e argute successioni di intrighi che hanno parzialmente determinato il successo delle sue pièces in tre atti. Nell’atto unico in questione egli si è infatti limitato a una struttura aneddotica, che tuttavia gli è bastata per far ridere immensamente il pubblico.

Del resto, cosa c’è di più comico del personaggio di Lucien, cassiere presso le Galéries Lafayette e pittore a tempo perso, che rientra a casa nel cuore della notte, travestito da Re Sole, dopo aver partecipato al ballo delle Quat’z’ Arts al Moulin Rouge dove cercava nuove sensazioni estetiche, e che risveglia dal sonno la moglie Yvonne e si mette a litigare con lei? E cosa c’è di più inatteso dell’arrivo notturno di un domestico, che prima annuncia la morte della madre della signora e poi si accorge di aver, fortunatamente, sbagliato piano? Georges Feydeau ha trovato gli elementi della sua commedia partendo da questa doppia situazione. Raccontarla non è difficile, ma indubbiamente risulta più complicato trasmetterne al lettore l’idea precisa, o riprodurne il movimento indiavolato e la velocità d’azione generata dai frenetici botta e risposta. Questi ultimi sono sempre di una comicità notevole e di una spontaneità sorprendente, il che induce lo spettatore, andando oltre la farsa, a vedere delinearsi in Lucien e in Yvonne quasi dei caratteri e dei personaggi autentici che si nascondono sotto le fattezze di due vive e gioiose caricature tracciate con mano pesante, ma sicura, e con arte consumata.

Armande Cassive interpreta alla perfezione il ruolo di Yvonne, avvolta in una lunga camicia da notte che le sta a meraviglia, mettendoci uno slancio e una gioia notevoli, rivelandosi molto spontanea nell’esagerazione satirica e infondendo autenticità a un personaggio di fantasia. Marcel Simon, nella parte di Lucien, è davvero eccellente; tratteggiando un personaggio ingenuo, mortificato, bonaccione e frignone. Lodevole anche lo stupore di Gabrielle Châlon, nel ruolo della cuoca alsaziana, e la stupidità di Fernand Lacoste, domestico combina guai. Tutti gli interpreti hanno contribuito a trasformare il testo di Georges Feydeau in una lunga e sonora risata generale che ha rallegrato l’intera serata.