La dame de Chez Maxim (La signora di Chez Maxim) – articolo di critica teatrale del 1900

Bozzetto per "La signora di Chez Maxim"Il presente articolo è stato pubblicato per la prima volta il 15 luglio 1900 sulla rivista Le monde artiste: théâtre, musique, beaux-arts, littérature. L’autore è Edmond Stoulling. La traduzione è mia.

Se esiste una pièce che non ha bisogno di pubblicità, questa è sicuramente La signora di Chez Maxim. Ciò non toglie che Georges Feydeau, autore impossibile da prendere alla sprovvista, abbia trovato un modo di reclamizzarla, come si suol dire, davvero inusuale. “La signora di Chez Maxim”, ha dichiarato l’autore stesso a un giornalista di Le Figaro, “è stata vietata a Londra perché ritenuta immorale. Quindi gli inglesi sono avvertiti…”. Come ben saprete, uomo avvisato mezzo salvato: infatti, non c’è un solo inglese che, dopo aver letto il monito, non abbia esclamato: “Dove la danno, che ci vado di corsa?”. E così, il teatro delle Nouveautés è stato improvvisamente invaso da quei nostri ospiti che non avevano ancora avuto l’occasione di assistere alla follia di Feydeau oltre Manica. Follia talmente poco immorale, del resto, da risultare davvero divertente.

La signora di Chez Maxim non è altro che una commedia burlesca, in grado di raggiungere i massimi livelli di buffoneria, il cui obiettivo è scatenare il riso. Il testo riesce talmente bene in questo suo intento che la risata prosegue ininterrotta dall’alzarsi al calare del sipario, con riprese e nuovi sviluppi inaspettati. L’autore descrive i sorprendenti effetti comici con singolare destrezza e impareggiabile maestria e, meglio ancora, il suo procedimento dimostra un profondo senso della commedia. Come è stato giustamente osservato, in Feydeau, la commedia autentica si trova a fare “le spese” dell’azione ultracomica che sostiene e accompagna. Quanto all’arguzia – e vi garantisco che ce n’è – non è ridotta alla quintessenza, né conquistata lambiccandosi il cervello, ma trova la sua collocazione in tutta spontaneità attraverso “parole di circostanza”. E non è forse questa la sua forma migliore in ambito teatrale, dove si converte in buonumore, con somma gioia dello spettatore che la assorbe senza fatica, come un alimento facilmente digeribile? Aggiungiamo che i personaggi di Feydeau sono caricature talmente vive e autentiche, nei loro eccessi e nella loro forza grottesca, che si finisce per accettarli e crederli reali. Con l’unica differenza che queste caricature sono più divertenti della realtà, nel loro avvicinarsi il più possibile alle figure della vita ordinaria. Ci vorrebbe ben poco, è stato detto, per trasformare il Dottor Petypon, il suo collega, il chirurgo Mongicourt, il Generale du Grelé, il luogotenente Corignon, la Môme Crevette e tutti i tipi della farsa in eroi da commedia. Basterebbe cesellarli e limarli, ma forse sarebbe un peccato poiché, detto tra noi, perderebbero spessore: mi sembrano migliori così, come sono stati modellati dal pollice beffardo dell’autore…

"La signora di Chez Maxim", foto di scenaLa signora di Chez Maxim permette di trascorrere una serata davvero piacevole a teatro, e noi, da parte nostra, abbiamo riso anche nel veder ridere gli altri. Gli interpreti sono tutti straordinari, con un Germain veramente inusuale nel ruolo del Dottor Petypon: i suoi sbigottimenti sono autentici, per non parlare delle reazioni riflesse, del suo sbalordirsi ricorrendo a una mimica facciale insolita, degli squisiti moti di rassegnazione di filosofica bonomia – tipici di una vittima consapevole della fatalità. A fargli da spalla c’è il bravo Landrin che, già da parecchio tempo, ha ereditato la parte del Generale nel cui ruolo l’acuto Tarride aveva affrontato il delicato quanto fondamentale problema di essere un militare comico senza per questo risultare un soldato ridicolo. Ci sono poi Torin, irresistibile nella parte del giovane Duca; Colombey, che ha saputo interpretare con arte e spontaneità il ruolo del chirurgo Mongicourt; Maurel, perfetta padrona di casa, per così dire classica, che per fortuna ha mantenuto il ruolo di Gabrielle Petypon, nel quale si rivela strepitosa. Ho serbato per il dessert Armande Cassive, nella parte della Môme Crevette, che peraltro le calza come un guanto. In onore di questa replica, l’attrice si è limitata ad aggiungere una battuta (un po’ spinta nelle sue cinque lettere: “Merda!”), ma la pronuncia così bene… E se al termine della conga ha mostrato il sedere al pubblico, vi assicuro che nessuno si è lamentato; forse perché è bello da vedere?…