La politica nelle pièces di Georges Feydeau

Il presente articolo è tratto da Libre Théâtre: Le théâtre du domaine public en français, 09 febbraio 2016. L’autrice è Ruth Martinez. La traduzione è mia. Si ringraziano Ruth Martinez e Jean-Pierre Martinez per l’autorizzazione.

Le volontaire - FeydeauSe Georges Feydeau è conosciuto soprattutto per il suo talento nel genere vaudeville, un’analisi più accurata dell’insieme della sua opera permette di scoprire che egli è anche un testimone attento e critico delle abitudini sociali e politiche del suo tempo. I monologhi e le sue ultime pièces si contraddistinguono dunque per un punto di vista insolito, che si manifesta come una via di mezzo tra assurdo e humour nero.

Vengono qui di seguito proposti diversi estratti di alcune sue pièces che permetteranno di portare alla luce un’altra sfaccettatura di questo grande drammaturgo francese.

Nei monologhi, i riferimenti politici sono inizialmente solo accennati. Nel Volontario, ad esempio, scritto nel 1884, un giovane impegnato nel servizio militare si rifiuta di obbedire agli ordini e di convergere a destra:

Quanto a me, non batto ciglio.
Che onta! È così che i soldati imboccano la strada della perdizione!
Mio padre è deputato di sinistra,
Rendo onore alla sua opinione!
E al suo partito sottoscrivo la mia adesione.
Io fare conversione a destra? Ma nemmeno per idea; mai nella vita!.

Nello stesso anno, Georges Feydeau scrive una commedia buffa in un atto, alquanto insolita per il periodo: L’uomo di paglia. Due uomini si presentano a casa della Cittadina Marie per contrarre matrimonio con lei. Il giorno prima, la Cittadina ha pubblicato un annuncio: cerca un uomo di paglia in vista delle prossime elezioni (per la presidenza del partito radicale liberale)… La porta è aperta e Marie non c’è: i due pretendenti, Farlane e Salmèque, finiscono così per scambiarsi l’un l’altro per la Cittadina. Si ammaliano, si lusingano e, alla fine, si chiedono in matrimonio.

Nell’atto unico Ma non andare in giro tutta nuda! (1911), la politica è la tematica centrale della pièce. Clarisse vorrebbe andare in campagna perché a Parigi fa troppo caldo, ma il marito, il deputato Ventroux, insorge contro l’assenteismo parlamentare:

Ventroux Non so se la Camera possa fare o no a meno di me; ma quello che so è che quando si assume una funzione, bisogna svolgerla! Ci sarebbe proprio da ridere se con la scusa che la Camera non ha individualmente bisogno di ognuno di noi ogni deputato si facesse i comodi suoi. A quel punto, non resterebbe che chiudere la Camera!
Clarisse Ebbene, sai che prodezza! Le cose non andrebbero di sicuro peggio! È proprio quando la Camera è in ferie che il paese se ne sta più tranquillo! Pensa un po’…
Ventroux Ma noi, mia cara, non siamo alla Camera per far stare il paese più tranquillo! Non è questa la ragione per la quale ci eleggono! E poi, cerca di non uscire dal seminato! Ti ho chiesto perché te ne vai in giro in camicia da notte, e tu mi rispondi facendo il processo al parlamentarismo. Cosa c’entra, dico io!

Ventroux cerca di convincere la moglie Clarisse a smetterla di andare in giro per l’appartamento mezza svestita, come è sua abitudine. E non cessa di ripeterle: “Ma non andare in giro tutta nuda!” visto che Clémenceau abita nell’appartamento di fronte.

Ventroux Tu non conosci Clémenceau! È il nostro buffone!… È un vero discolo! È tremendo! Basta che faccia una battuta su di me, o che mi affibbi un nomignolo, e sono rovinato per sempre!
Clarisse Non devi preoccuparti di questo, è del tuo partito!
Ventroux Appunto! È sempre nel proprio partito che si annidano i nemici! Se Clémenceau fosse di destra, beh! Non me ne importerebbe un fico secco!… E a lui nemmeno!… Ma siamo dello stesso schieramento, e quindi rivali!… Clémenceau sa di poter ridiventare ministro!… e sa che posso diventarlo anch’io!
Clarisse (squadrandolo) Tu?
Ventroux (alzandosi) Ma se lo sai benissimo anche tu! Lo sai no, che durante una delle ultime riunioni, in seguito al mio discorso sul problema agricolo, sono venuti a offrirmi… il portafoglio della Marina.

Mais n'te promène donc pas toute nue de Georges Feydeau, mis en scène par Jean-Laurent Cochet à la Comédie-Française en 1971. (Bibliothèque de la Comédie-Française, Paris.) Ph. Coll. Archives Larbor

Mais n’te promène donc pas toute nue de Georges Feydeau, mis en scène par Jean-Laurent Cochet à la Comédie-Française en 1971. (Bibliothèque de la Comédie-Française, Paris.) Ph. Coll. Archives Larbor

Il deputato Ventroux è notevolmente preoccupato per la tenuta della moglie anche perché deve ricevere un importante industriale, il Signor Hochepaix, sindaco di Moussillon-les-Indrets e suo avversario politico. Una volta giunto a casa dei due ospiti, Clarisse lo accoglie nuovamente mezza svestita:

Ventroux (sbottando e precipitandosi su Clarisse costringendola a risalire) Sì! Ebbene, ne ho abbastanza! Ti prego di andartene!
Clarisse (risalendo verso il fondo) Va bene! Va bene! Ma allora che bisogno c’era di chiedermi di essere gentile!
Ventroux (tornando in avanti) Eh! Ma chi ti ha mai chiesto di essere gentile?
Clarisse Come chi? Ma tu! tu! Non sei forse stato tu a raccomandarmi che se avessi visto il Signor Hochepaix…
Ventroux (fiutando la gaffe, sussultando verso Clarisse e dicendole prontamente, sottovoce) Sì! Va bene! Va bene! D’accordo!
Clarisse (senza ritegno) Non c’è: “Sì! Va bene! Va bene! D’accordo!” che tenga! (Proseguendo) Mi avevi raccomandato di essere gentilissima!
Ventroux (andando a protestare da Hochepaix) Io! Io! Ma nemmeno per sogno! Nemmeno per sogno!
Clarisse (come sopra) Certo che sì! E hai perfino aggiunto che malgrado la sua imbecillità…
Ventroux (come un uomo che ha ricevuto un calcio da qualche parte) Oh!
Hochepaix (inclinando la testa e accompagnando il gesto con un sorriso malizioso) Ah?
Clarisse (proseguendo, senza ritegno) … è pur sempre un grande industriale che dà lavoro a cinquecento/seicento operai e quindi bisogna tenerselo buono!
Ventroux (parlando in contemporanea a Clarisse in modo da coprire la sua voce) Ma no! Ma no! Ma nemmeno per sogno! Non ho mai detto una cosa del genere! Signor Hochepaix, spero che non vorrete crederle?
Hochepaix (indulgente) Ah, bah! Anche se lo aveste detto!…

Arriva, in seguito, un giornalista di Le Figaro, Romain de Jaival, incaricato di intervistare il deputato:

Romain Sono stato inviato dal mio giornale per realizzare un’intervista. […] Sulla politica in generale … Siccome i vostri ultimi discorsi vi hanno fatto diventare una persona molto in vista! […] Io dico quello che tutti pensano!… e soprattutto sul progetto di legge di cui siete uno dei promotori: “i parti operai”. Il parto gratuito e lo Stato levatrice. Solo, vorrei realizzare qualcosa di grazioso, di pittoresco, di insolito! Mi sforzo di fare della cronaca brillante, non so se avete mai avuto occasione di leggermi!…

Quando una vespa si mette in mezzo e punge una natica di Clarisse, lei va in agitazione e scambia il giornalista per un medico chiedendogli di toglierle il pungiglione… ovviamente sotto le finestre di Clémenceau.

In Le riforme, monologo del 1885, un “candidato del partito dei suoi elettori” descrive il suo programma riformista di sorprendente attualità:

E per prima cosa, riformo tutto! D’altronde, sembra che mi si legga in faccia: quando mi sono presentato alla commissione di leva, il medico maggiore mi ha subito detto: “Ecco un uomo adatto per essere riformato!”. Ebbene, non gli avevo detto nulla, io! Questo è proprio quel che si dice essere fisionomisti! Eh! beh, allora: pim! pam! riformiamo!
Ma la revisione, ad esempio, visto che ne parliamo, la famosa revisione! Cos’è esattamente? Vogliamo riformare la Costituzione! Benissimo! io non la conosco, questa Costituzione, ma è ovvio che ha bisogno di essere risanata, perché una Costituzione, per quanto buona possa essere, con il tempo si deteriora. A quel punto bastava capirsi. È per questo che hanno convocato il Congresso… e non si è capito assolutamente nulla! Si sono messi a urlare tanto forte che solo i sordi hanno capito qualcosa, e quelli che prima capivano ne sono usciti sordi. Eh! beh, mentre tutti gridavano, io la soluzione l’ho trovata; l’ho trovata sul giornale. Per le costituzioni deboli, bisogna chiedere il ferro Bravais (vedere Nota 1)! Ebbene, ecco quello che fa per voi! il ferro! bisogna mettere tutti ai ferri! Solo così si avrà un popolo libero e indipendente. Ebbene, allora, pim! pam! riformiamo!

La lycéenne - La liceale (Feydeau)Il testo di La liceale (1887) è ancora più sovversivo: il Signore e la Signora Bichu vogliono che la loro figlia Finette, liceale di diciassette anni, sposi Saboulot, professore di fisica di quarantasette anni. Finette non accetta le nozze, anche perché è innamorata di Apollon Bouvard, giovane artista squattrinato, che si introduce in casa della ragazza giusto nel momento della firma del contratto matrimoniale. Apollon e Finette fanno di tutto per impedire la sottoscrizione del suddetto contratto, finché la giovane non viene spedita in un convitto dove scatena la rivolta delle liceali:

Finette Ecco fatto, ora il tipo è sottochiave! È così che si fanno le rivoluzioni! Ah, signorine, se solo lo voleste, voi qui dettereste legge!
Le allieve In che senso?…
Finette Visto che siamo sole, possiamo tranquillamente cospirare! Faremo un meeting!
Le allieve Ma certo! Un meeting! Un meeting!
Finette (salendo in cattedra) Mi autoconcedo la parola!… Sì, signorine!…
Rose Chiamateci pure “liceali”!
Finette Sì, liceali, dipende solo da voi comandare in questo posto. Guardatevi un po’ in giro!… Chi sono i nostri nemici? Gli uomini, ecco chi! E cosa sono, in fondo, gli uomini?
Tutte Eh! Eh!
Finette Non c’è “eh! eh!” che tenga! Ciò che fa la forza dei nostri capi, è la nostra debolezza. Sì, liceali, alzate la testa, voi siete più numerose e quindi rappresentate la forza.
Tutte in coro Liceale, preparati!
Presto suonerà l’ora in cui
Potrai dettare legge
Conquistando il tuo liceo.
Andiamo! Buttiamo tutto per aria
E dimostriamo, noi donne quali siamo,
Che nessuno può comandarci
Come si comandano gli uomini!

Malgrado il lato divertente di questa pochade, la morale è che la giovane Finette riuscirà a raggiungere il suo scopo: sposare l’uomo che ama e non il vecchione che i genitori volevano destinarle.

Un’altra pièce sorprendente, che merita di essere riscoperta, è L’età dell’oro (1905). In questo caso, Feydeau propone allo spettatore un viaggio nel passato e nel futuro. In particolare, egli immagina gli anni 2000 come dominati dal femminismo, con le automobili che sfrecciano a una tale velocità da non riuscire nemmeno a vederle e con gli appartamenti più lussuosi collocati all’ultimo piano degli edifici dove è possibile godere di terrazze verdeggianti. La pubblicità è ovunque. I progressisti e gli anticlericali hanno vinto le elezioni, e la statua di Amédée Thalamas ha sostituito quella di Giovanna d’Arco: in questo modo, Feydeau rende omaggio al Professor Thalamas, insultato e percosso dai camelots du roi, il ramo studentesco dell’Action française, per essersi permesso di insegnare la storia di Giovanna d’Arco. Inoltre, la Rue des Abbesses acquisisce il nome di Émile Combes, uno degli eroi della laicità francese. Lungo questa strada, uno dei personaggi incrocia un “povero arcimilionario” colpito dall’“imposta progressiva”: questo redditiere, che riceve due milioni di rendita, è soggetto a un’imposta del 102%… ed è quindi costretto a lavorare per pagare quel 2% in più (a questo proposito, vedesi anche La cantilena del povero proprietario, ultimo monologo scritto da Feydeau nel 1916).

In Cento milioni piovuti dal cielo infine, pièce incompiuta del 1911, Georges Feydeau evoca, con umorismo, il sindacalismo e la rivolta operaia: John, il cui vero nome è Alphonse ma che si chiama così per volontà della sua padrona, è segretario della Confederazione generale del personale di servizio, la C.G.D.P.D.S., ed è preposto soprattutto ai sabotaggi:

Basta che stasera mi salti il ticchio di dare l’ordine e, alla sette e mezza in punto, tutti i domestici di Parigi si metteranno a sputare contemporaneamente nella minestra dei loro padroni! Non è magnifico tutto questo? […]
Oh, ma non importa, prima o poi arriverà anche il nostro turno, vero Isidore? […]
Il nostro turno? Arriverà quando non ci saranno più domestici né padroni! Quando prenderemo i soldi a chi ne ha per darli a noi stessi… e siccome loro saranno poveri, saranno proprio loro a essere costretti a diventare i nostri domestici, e noi li faremo sgobbare. E così la nostra vendetta sarà compiuta! È questa la cosiddetta emancipazione generale.

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