Un fil à la patte (La palla al piede) – articolo di critica teatrale del 1894

La palla al piede (2)Il presente articolo è stato pubblicato per la prima volta sul settimanale Le Ménestrel il 20 gennaio 1894. L’autore è Paul-Émile Chevalier. La traduzione è mia.

Palais-Royal: La palla al piede, pièce in tre atti di Georges Feydeau.

La “palla al piede” di cui sopra, come avrete giustamente intuito, è un’eccitante signora in gonnella, porta il nome di Lucette Gautier e oppone tutte le resistenze del caso per troncare la sua relazione con Bois-d’Enghien, che sta per convolare a giuste nozze. È la tipica storia, raccontata più e più volte, delle relazioni difficili da interrompere. Georges Feydeau ha ormai assunto l’abitudine di non logorarsi troppo per indorare con qualche originale trovata l’idea primaria delle sue pièces. Dotato di una verve stupefacente, di un senso del ritmo indiavolato, di uno spirito linguistico incredibilmente spontaneo e, soprattutto, di un movimento scenico che non sbaglia un colpo, l’autore si abbandona con nonchalance al suo talento naturale senza preoccuparsi di svilupparne altri che, d’altronde, con tutta probabilità, non gli garantirebbero il medesimo successo. Per lui, l’incidente è tutto, e siccome nove volte su dieci l’incidente è divertente, se non di una qualità estremamente raffinata, e l’autore possiede una prolissità inesauribile, sia che derivi dalle sue stesse risorse, sia che la tragga da altri autori suoi colleghi, il pubblico ride, ride e ride all’infinito; perfino gli spettatori più cupi che si presentano a teatro già con la loro idea preconcetta nei confronti di tanta trascuratezza e inconsistenza. È così bello ridere di gusto e, di tanto in tanto, godere interamente di uno spettacolo in cui l’unica fatica è lo sforzo che si fa per scoppiare rumorosamente a ridere in poltrona! Non conosco altri vaudevillisti dotati di una gioia comunicativa paragonabile a quella di Feydeau; lo hanno appena nominato Cavaliere della Legion d’Onore, e ben venga, siamo già stati talmente rabbuiati, in più di un’occasione, dalle opere di certi pessimi scrittori che conferire un riconoscimento, anche se un po’ prematuro, a una persona che conta poco ma ci fa rallegrare, mi pare il minimo.

La palla al piede (1)La palla al piede, al Palais-Royal, ha potuto contare su degli interpreti di prim’ordine: gli attori Saint-Germain, Milher e Calvin, e l’attrice Cheirel. Calvin ha dato vita al “piede” Bois-d’Enghien, mentre la signorina Cheirel interpretava la “palla” Lucette, che più di uno di noi si guarderebbe bene dal lasciare. Saint-Germain è praticamente perfetto nel ruolo di un ex praticante notaio, autore prolifico di canzonette per “stelline” da caffè-concerto; Milher, in compenso, è di un estro incredibile nella parte di un anziano generale sudamericano. Devo complimentarmi anche con gli attori Dubosc, Didier e Luguet; con la signorina Doriel, di una delicata ingenuità molto moderna, con la signorina Delville, nel ruolo di una governante inglese perfettamente credibile, e con la signora Franck-Mel, molto a suo agio nella parte della madre, che, con i loro capofila, riusciranno gagliardamente a condurre la pièce ben oltre le cento repliche.

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