Un gatto a due teste chiamato Rex Harrison

Il presente articolo è tratto dal quotidiano Il Piccolo, 29 dicembre 1967. L’autore è I. B.

La pulce nell'orecchio (Charon)Quando arrivai agli studi di Boulogne, a Rue de Silly, Rex Harrison era intento a ripetere a se stesso, con un sommesso tono di voce, le battute che avrebbe dovuto pronunciare nella scena che il regista Jacques Charon stava preparando con il direttore delle luci. Dai giorni nostri ero piombato in piena “belle époque”: precisamente mi trovavo in una saletta di passaggio del “Coq d’or”, un albergo compiacente dove Georges Feydeau aveva situato l’azione di uno dei suoi più gustosi vaudeville e cioè La pulce nell’orecchio.

Le pareti erano dipinte con toni pastello in contrasto con le rosse vampate dei tappeti; alle pareti quadri di maliziose e ammiccanti ragazze nascoste da bianchi pepli. Intorno, sparsi su tavolini e mensole, vasi e piccoli acquari, bronzetti, il tutto illuminato da una luce calda e morbida.

La vicenda di La pulce nell’orecchio, scatenata da una moglie sospettosa, mandava scintille di umorismo per gli incontri e gli scontri di Rex Harrison, nei panni di un ottuso portiere, e Rosemary Harris (famosa attrice inglese) che lo scambia per il marito, un raffinato e famoso avvocato parigino, dal quale si ritiene tradita. Ma in realtà si tratta di un equivoco causato da un altro personaggio che, in quel momento, non era in scena.

In realtà la commedia propone un divertissement affatto gratuito. Come in tutta la produzione di Feydeau, anche in La pulce nell’orecchio si riscontra una satira sotterranea, un ribaltamento ironico che mette a nudo la società francese di allora, ricca di sfaccettature, e rivela gli splendori di una civiltà piena di meraviglie.

E chi meglio del regista Charon, che ha riscoperto Feydeau per il teatro francese e inglese, avrebbe potuto guidare nel clima dorato e spumeggiante della “belle époque” i personaggi così ben tagliati e guidati dalla fantasia di un autore comico considerato il più importante del suo tempo?

Chi meglio di Rex Harrison sarebbe potuto essere ad un tempo un brillante uomo di mondo ed un portiere d’albergo? Dietro quella faccia da timido “gentleman” si può cogliere l’intelligenza felina di un uomo che può essere un gatto a due teste, Giano bifronte: Rex Harrison, a guardarlo attentamente, rivela, attraverso lo sguardo, una personalità contraddittoria, cioè il suo “fisico” maschera un’immensa capacità di dominio, un’incredibile volontà di suggestionare il prossimo servendosi di un’umiltà che è solo un abito. Questo spiega, credo, la resa dei suoi personaggi ai quali si rivela interamente.

La pulce nell'orecchio (una scena)

“È la prima volta che lei interpreta un personaggio di Feydeau?”.
“Sì, è la prima volta. Ed è un peccato perché Feydeau è un autore deliziosamente intelligente, paradossale e ricco di fantasia… da quando lavoro nel cinema non mi era mai capitato un film dove contano i gesti più che le parole, l’azione più che il dialogo… Feydeau offre la possibilità di fare del cinema puro… puro nel senso di servirsi delle immagini per raccontare”.

A questo punto interviene il regista Charon, il quale aggiunge:
“Quello che mi sembra importante sottolineare è che spesso nei “vaudeville” di Feydeau i personaggi si muovono a velocità supersonica anche quando stanno fermi. L’azione esterna od interna serve a Feydeau per rivelare il carattere dei personaggi e il clima della “belle époque” che non è solo un fatto scenografico che rispecchia una Francia ricca e fastosa, ma rivela la natura dell’uomo e l’atmosfera di un’epoca. Ionesco, quando ho presentato Feydeau a Londra, ha scritto una prefazione all’edizione inglese della commedia con cui riconosce esplicitamente al dialogo di Feydeau la logica dell’assurdo, una logica che ancora oggi, a distanza di sessant’anni, è viva e moderna. Credo che a Ionesco si possa credere”.

“L’adattamento cinematografico si è arricchito di variazioni?”.
“Abbiamo ampliato la parte di Rex Harrison. Anzi, la doppia parte. Per il resto abbiamo articolato, in chiave cinematografica, la struttura della commedia”.

“Crede che potrà essere determinante, agli effetti del successo, la presenza di Harrison?”.
“Feydeau, per essere rappresentato, ha bisogno di attori veri di consumata esperienza in quanto, senza esperienza, un attore potrebbe trasformare un personaggio in una caricatura, e i personaggi di Feydeau non sono né caricature né marionette… essi vivono, hanno una loro logica verità che li muove… La pulce nell’orecchio avrà un suo tono burlesco, senza gratuità, senza meccanicità fredda… e perché gli attori possano vivere in un altro secolo debbono sapersi togliere di dosso la pelle del tempo in cui vivono”.

E certamente Rex Harrison ci darà, possiamo esserne certi, la prova di essere un gatto a due teste: uomo brillante e raffinato e zotico e ubriacone portiere d’albergo.

Rex Harrison

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2 risposte a “Un gatto a due teste chiamato Rex Harrison

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