Il presente frammento è tratto dal volume Tutto il teatro, Feydeau: commedie, vol. 1. Gherardo Casini Editore, Roma 1966, pp. 5-7. L’autore è Lucio Chiavarelli.

Feydeau caricatura
Durante il periodo del servizio militare, Feydeau prende preziosi appunti per Champignol suo malgrado e scrive Sarto per signora. Questa commedia viene rappresentata nel 1887 con un successo a dir poco strepitoso, successo che non si ripete per le commedie immediatamente successive: Feydeau comincia a conoscere in tal modo le piccole amarezze quotidiane degli scrittori teatrali, conosce gli attori che non leggono i copioni, i direttori di teatro che non si fanno mai trovare nei loro uffici, i mestatori che richiedono sovvenzioni sotto banco… Amareggiato, resiste alle tentazioni dei compromessi d’ogni genere che gli vengono proposti e anche a quella di mettersi a fare l’attore per apprendere meglio il cosiddetto métier, intuendo che non è per lui la strada giusta.
E per tutta la vita conserva una specie di orrore istintivo per quelle forme di teatro approssimative, per quegli attori incapaci di sollevare la creazione d’un personaggio dalle secche di una recitazione ancorata ad effetti tradizionali.
I diritti di traduzione e la fortuna accumulata da papà Ernest permettono a Georges di guardare alle preoccupazioni finanziarie con un certo distacco. La sua leggendaria pigrizia fa il resto: era talmente pigro che persino quando in un caffè entrava una splendida donna e l’attore Marcel Simon, suo intimo amico, sgranava gli occhi in segno di meravigliata ammirazione, non si scomodava neppure a girarsi indietro e si limitava a dire all’amico che lo informava su uno di questi ingressi favolosi: “Raccontamela”. […]
E il teatro? Per scrivere una pochade (un atto non di più!) c’è Maurice Desvallières, che è un magnifico collaboratore: basterà ritoccare il dialogo, inventare qualche particolare burlesco… E quel monologo per Simon? I monologhi sono la specialità d’un altro collaboratore di Feydeau, Raoul Toché, paziente e premuroso quanto Desvallières: se l’uno aspetta Feydeau (che è sempre in ritardo perché incontra troppe belle signore nelle sue passeggiate) pulendo l’argenteria di casa, l’altro ha la mania dell’arte culinaria e non gli sembra vero di riempire l’attesa inventando una nuova salsa Bourbonnaise.

Dame de Chez Maxim (caricatura)
Il successo “vero” arriva in un anno, per caso, con due commedie rappresentate contemporaneamente nel 1892: Il signore va a caccia e Champignol suo malgrado. […] Con le rappresentazioni di queste commedie e di quelle del periodo immediatamente successivo (forse il periodo più felice di Georges Feydeau), acquista dignità letteraria un genere nuovo: il vaudeville, a metà strada tra la commedia e l’operetta alla Offenbach, con esigenza di recitazione e di messa in scena assolutamente particolari, come intuirà molti anni più tardi Jean Louis Barrault. Un timbro di recitazione più acuto del normale, un colore caricaturale più deciso e più svincolato da qualsiasi preoccupazione realistica, un ritmo generale dello spettacolo più rapido e scattante sono anche a mio avviso le caratteristiche del vaudeville e nello stesso tempo le imprescindibili leggi alle quali deve sottostare ogni sua giudiziosa messa in scena. Queste leggi Feydeau aveva compreso e codificato con insospettata energia e minuziosa attenzione.