Feydeau e il piacere di ridere per la pura gioia di ridere

Il presente articolo è tratto dal quotidiano The Vancouver Sun, 16 maggio 1972. L’autore è David Reynolds. La traduzione è mia.

La strana coppia (by Neil Simon)

La strana coppia (by Neil Simon)

Immaginate un Festival dedicato a Neil Simon a Pechino, tutto in cinese. Se l’idea vi suona anche solo un po’ bizzarra, riflettete un attimo su altre recenti esportazioni statunitensi in Cina. Anche se Nixon e Mao possono passare benissimo per la strana coppia degli anni Settanta, non possono competere con il Felix e l’Oscar di Neil Simon in quanto a risate.

Viene dunque da chiedersi perché la risata teatrale venga vista come una moneta di scambio internazionale di valore quasi pari a zero. I pochi commediografi che sono riusciti ad aprire una grossa breccia nel sipario della traduzione – George Bernard Shaw e Molière, per citarne alcuni – assai di rado concepivano la risata per il solo gusto di far ridere, e dietro le loro produzioni nei teatri stranieri si celava spesso una ragione ideologica.

Ma che mi dite della risata per la pura gioia di ridere? Possiamo davvero esporre le ragioni dell’esportazione di opere (lo diciamo?) di autori commerciali sul genere di Neil Simon?

Certo che possiamo, ma si ridurrebbero a una: l’importazione non favorisce gli scambi né i buoni rapporti di commercio con l’estero.

Insistiamo tanto per ricevere la merce di pezzi grossi come Brecht e Ibsen; di un drammaturgo di livello intermedio come Cechov; di uno o due esponenti del teatro dell’assurdo come Genet e Ionesco, e le “piacevoli” fatiche meno impegnate di autori simili a Molière, come Gogol e Anouilh. Ma a quanto sembra le commedie d’importazione devono essere etichettate come letterarie, e sospetto che questa restrizione commerciale ci stia privando di una quantità di risate che potremmo spendere subito.

Un esempio significativo è costituito dalle opere di Georges Feydeau (1862-1921). Feydeau viene raramente allestito sui palcoscenici di lingua inglese. Stranamente, questa stagione ha fatto capolino per la seconda volta a Vancouver grazie a Hotel Paradiso (tratto dall’Albergo del Libero Scambio) prodotto dalla Vancouver Little Theatre Association, che ha debuttato allo York Theatre. Nelle stagioni passate avevamo assistito a Chemmy Circle (tratto da Passa la mano), al Playhouse Centre of British Columbia, una boccata d’aria fresca che la critica non ha digerito ma che la sala esaurita ha assaporato fino all’ultimo con ovvio piacere.

Il genere di commedie ideate da Feydeau gli hanno indubbiamente fruttato soldi a palate. A Parigi aveva ben quattro testi allestiti in contemporanea, e alcuni fecero il tour delle province per un decennio o più. Tuttavia, se avesse venduto la sua anima artistica per il costante tintinnio del registratore di cassa del box office, la sua reazione sarebbe stata di totale indifferenza.

Il rigetto da lui subito da parte della critica parigina era probabilmente in linea con l’idea ancora diffusa che l’arte drammaturgica merita più disprezzo che ammirazione se il suo obiettivo primario è la risata.

È strano che il tipo di elementi visivi di cui Feydeau si avvaleva fino all’estremo limite siano spesso sottovalutati sul palcoscenico ma sfruttati al massimo in ambito cinematografico. La comicità di Charlie Chaplin ha varcato ogni confine internazionale, mentre i drammaturghi le cui opere seguono quel tono vengono spesso ignorati fuori dal loro paese.

È significativo che le pièces di Feydeau siano state paragonate alle classiche commedie del cinema muto. Allo stesso tempo, gran parte del fascino dei testi dell’autore consiste nel fatto che l’azione si svolge in un determinato luogo fisico e, come affermerebbe un imbonitore di spettacoli itineranti, sotto i nostri propri occhi. Questo spiegherebbe perché la versione cinematografica di Hotel Paradiso, pur contando come attore protagonista Alec Guinness, nello stesso ruolo da lui portato con successo sui palcoscenici londinesi, si è rivelata un fiasco.

L’approccio di Feydeau consisteva nel far incontrare il più in fretta possibile personaggi che non dovevano assolutamente incontrarsi. Il fatto che gli inevitabili incontri si verifichino in un luogo e in un periodo di tempo circoscritti determina un coinvolgimento continuo e quasi ipnotico da parte del pubblico che le tecniche cinematografiche finiscono per interrompere.

Se rappresentato nel modo giusto, l’umorismo di Feydeau funziona, e lo fa nel luogo in cui è preposto a funzionare, ovvero il palcoscenico, di fronte a un pubblico dal vivo. […]

Feydeau non si sarebbe occupato di argomenti come l’impotenza e le mogli frigide se si fosse trovato a scrivere ai giorni nostri. La ragione è molto semplice: queste tematiche sono troppo profonde e in definitiva non favoriscono l’umorismo. La comicità sessuale dell’autore rifiuta ostinatamente di convertirsi in isteria colpevole. […]

Se il successo di Feydeau nel Nuovo Mondo è in crescita, questo può significare un ritorno nelle sale teatrali del divertimento puro e semplice. Nessuno vuole intendere che l’autore abbia cose importanti da dirci. Ma quello che ci dice è logico e preciso; la sua mano, per quanto riguarda stile e contenuti, non è mai pesante, e soprattutto, sa far ridere.

Hotel Paradiso (locandina)

Hotel Paradiso (locandina)

Peter Glenville, che ha tradotto Hotel Paradiso e diretto le produzioni londinesi e newyorkesi negli anni Cinquanta, ha scritto quanto segue: “Le farse di Feydeau sono implacabili e schiette come un ragazzino con la cerbottana. Riguardano le disavventure comiche che assediano uomini e donne comuni nel loro convinto perseguire le follie e le manie che li caratterizzano. Nelle sue pièces anche la più piccola ignobiltà della vita quotidiana finisce sotto i riflettori; non viene analizzata, ma resa evidente dalla stupidità del personaggio che la possiede, e non viene neanche punita.
L’atteggiamento di Feydeau nei confronti dei suoi personaggi è scientifico, spassionato e poco incline al sentimentalismo. È impossibile provare empatia o pietà per uno di loro. Sono tipi che si riconoscono al volo… e la buccia di banana sul marciapiede ci viene indicata benissimo prima ancora che il personaggio le si avvicini”.

3 risposte a “Feydeau e il piacere di ridere per la pura gioia di ridere

  1. Gentile Annamaria Martinolli,

    Le esprimo nuovamente il mio ringraziamento per gli interessanti e rari articoli sul grande Feydeau da Lei rinvenuti e trasmessi. La interpello inoltre sul mio interesse ad acquisire libri con tutta o quasi tutta l’opera teatrale del nostro autore (io ho solo 2 vecchi libri  del 1966 Di Casini Editore riportanti 6 commedie). Rinnovando una ricerca sul web, ho scoperto alcuni volumi sulle opere di F. a cura di Lei Annamaria  e quindi La prego di darmi informazioni sul contenuto di detti libri e per l’acquisto degli stessi. La ringrazio anticipatamente con tanti cordiali saluti.

    Sergio Rastelli – Viggiù(Varese) ser_ras@tin.it

    • Confermo il mio messaggio da Voi riportato e porgo una cordialissima stretta di mano alla Gentile Annamaria Martinolli. .Sergio Rastelli

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